giovedì 8 marzo 2012

C'era una volta il west: il caso Spampinato


Non tutti nella capitale sbocciano i fiori del male, qualche assassinio senza pretese lo abbiamo anche noi in paese”. De Andrè aveva ragione: il male è ovunque, bisogna solo saperlo riconoscere tra le facce buone che ci circondano.
Mi permetto di utilizzare, impropriamente, una frase di questa famosissima canzone; e dico impropriamente, solo perché non voglio parlare di delitti amorosi o passionali, ma di delitti e basta. Oggi la cronaca ci assilla continuamente di ammazzatine di ogni genere sparse in tutta Italia. Ci sono quelle che destano clamore tra il pubblico degli appassionati del genere, ed altre che sprofondano, invece, nel dimenticatoio buio delle nostre coscienze.
Il 27 ottobre del 1972 fu assassinato a Ragusa il corrispondente de “L'Ora” di Palermo e de “L'Unità” Giovanni Spampinato. Fu trovato morto nella sua Fiat 500 in via G. Di Vittorio, all'altezza dell'ingresso principale del carcere Giudiziario, aveva ventisei anni.
Spampinato era un bravissimo giornalista d'inchiesta, una
figura altamente professionale ma altrettanto scomoda in quegli anni delicati post-68'; dedicò il suo impegno in varie indagini svolte direttamente sul campo. Fu proprio nei primi anni della sua carriera che il giovane giornalista scoprì numerose attività clandestine di alcune organizzazioni dell'estrema destra locale, intente a stringere legami con la criminalità organizzata e con esponenti nazionali del fascismo rivoluzionario coinvolti nella strage di Piazza Fontana. La questione ruotava intorno al traffico di opere d'arte, armi e droga in provincia di Ragusa (tra le nove sorelle, quella più “babba” per intenderci!).
Le ricerche condussero Spampinato verso un giovane della Ragusa bene, un tale Roberto Campria, figlio del presidente del tribunale e frequentatore assiduo degli ambienti della destra cittadina. Campria, infatti, fu uno dei maggiori indiziati dell'omicidio di Angelo Tumino (commerciante di antiquariato ed ex consigliere comunale del MSI), avvenuto, sempre a Ragusa, il 25 febbraio del 1972. Pochi mesi dopo, Roberto Campria uccise Giovanni Spampinato con sei colpi di pistola. Il giovane scontò i suoi pochi anni di carcere nel manicomio giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto.
Il chiaro legame tra i due omicidi non fu all'epoca colto dagli inquirenti, il caso Tumino, infatti, risulta ancora oggi irrisolto. Una cosa è chiara però: l'uccisione di Giovanni Spampinato dimostrò con forza la vera faccia di una società ragusana solo apparentemente sana e civile, dove la censura giornalistica imbavagliava prepotentemente i pochi coraggiosi professionisti della carta stampata, dove la giustizia locale si rifiutava, sotto gli occhi di tutti, di indagare onestamente all'interno di essa, dove la criminalità organizzata agiva indisturbata lasciando pochissime tracce di sangue ma molte tracce di quattrini, dove il coraggio di pochi si scontrava con l'omertà e la prepotenza di molti.
Ma oggi è un'altra storia, tutto questo è anacronistico...e quindi da dimenticare.

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